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Monday Jun 24, 2019
S01E02 - Mister X
Monday Jun 24, 2019
Monday Jun 24, 2019
Quando Wilhelm Conrad Röntgen, con la coda dell’occhio, vide un tenue bagliore verde svilupparsi dove non se lo aspettava, Alfred Nobel era ancora in vita e la fisica classica ottocentesca sembrava ancora reggersi in piedi. Eppure quel fenomeno, non solo mai riconosciuto da altri ma nemmeno mai previsto prima di allora, stava per scatenare una serie di esperimenti e riflessioni che avrebbero contribuito alla grande rivoluzione scientifica del Novecento, e che si sarebbero rivelate fondamentali per l’assegnazione di almeno una mezza dozzina di premi Nobel successivi.
Röntgen per primo descrisse una nuova specie di raggi invisibili, che noi avremmo conosciuto come raggi X; dalla sua scoperta derivarono gli esperimenti che portarono alla rivelazione della radioattività naturale, e quelli che avrebbero decretato la natura dei raggi X come parte dello spettro di onde elettromagnetiche.
Il percorso con cui Röntgen giunse alla scoperta che lo avrebbe reso famoso, così come il suo rapporto con le ricadute (scientifiche e non) dei raggi X sono fatti, possiamo proprio dirlo, di luci e ombre. Il carattere di sperimentatore puro tipico di Röntgen gli permise di indagare a fondo il fenomeno, fino a capire senza ombra di dubbio di avere a che fare con qualcosa di nuovo e sbalorditivo, che altri prima di lui avevano avuto l’occasione di vedere, ma non ne erano stati capaci; allo stesso modo gli impedì non solo di prevederne gli sviluppi e le implicazioni concettuali, ma perfino di accettarle.
I raggi X ebbero un impatto immediato e profondo sulla medicina del Novecento, specialmente in ambito diagnostico e chirurgico, salvando un numero incalcolabile di vite e procurando così un innegabile beneficio all’umanità, così come auspicato da Alfred Nobel; tuttavia presto si venne a scoprire che così come potevano salvare vite, potevano anche accorciarle, causando un danno silenzioso e crescente nei tessuti dei corpi viventi.
Nella cultura di massa i raggi di Röntgen, con la loro capacità di penetrare la carne e mostrare lo scheletro, divennero la controparte oscura e della fotografia e del cinema, che proprio in quegli anni si stavano guadagnando visibilità nella cultura di massa. Wilhelm Conrad Röntgen, premiato col Nobel nell’anno uno del Novecento, non fu il primo fisico del ventesimo secolo, bensì l’ultimo dell’Ottocento, e fra tutti i dinamitardi fu forse il più riluttante.
Tocca a due fisici, Marcello Barisonzi e Silvia Kuna Ballero, narrare vita e opere del primo premio Nobel per la fisica, dalla gioventù di studente non proprio brillantissimo alla prima storica radiografia di una mano con anello, fino a giungere a una celebrità che gli rimarrà sempre più scomoda.
Bibliografia:
- Giorgio Cosmancini, “Röntgen”, Rizzoli (1984)
- Pino Donizetti, “I cacciatori d'ombre: storia della radiologia dall'invenzione di Rontgen alla moderna schermografia di massa”, Arnoldo Mondadori Editore (1978)
- Massimo Polidoro, "Trucchi e segreti del paranormale", Muzzio Editore (1999)
- Robert T. Lagemann, “New light on old rays: N rays”, American Journal of Physics 45, 281 (1977); doi:10.1119/1.10643
- Josepha Laroche, "Les prix Nobel, sociologie d´une élite transnationale", Editions Liber
- https://psi-encyclopedia.spr.ac.uk/articles/william-crookes
- http://www.juliusrontgen.nl/en/familie/niet-de-beroemde/
Saturday Jun 01, 2019
S01E01 - Ur-Nobel
Saturday Jun 01, 2019
Saturday Jun 01, 2019
Inauguriamo Dinamitardi!, la serie sui premi Nobel dell’inizio del XX secolo, con un volo introduttivo su storia, luci e ombre del premio Nobel, presentato da Massimo Sandal, divulgatore scientifico, e Marcello Barisonzi, fisico. Quando Alfred Nobel muore, il 10 dicembre 1896 a San Remo, ben pochi si aspettavano che lasciasse le sue enormi fortune a favore di un premio per chi conferisse il “maggior beneficio all’umanità”. Nobel, ricchissimo imprenditore nel settore delle armi e inventore di esplosivi, tra cui la celebre dinamite, voleva riscattare la sua reputazione di “mercante di morte” - o almeno così dice la leggenda. Ma forse Nobel non si aspettava di aver dato vita, con il suo testamento, all’onorificenza più alta dell’umanità. I Nobel dovevano essere un semplice incentivo al benessere dell’umanità. Ogni anno da ormai da più di un secolo, invece, il Nobel scandisce il ritmo delle scienze, concedendo il più ambito dei premi a un massimo di tre ricercatori per disciplina. Sono diventati un’unità di misura del prestigio delle accademie e delle nazioni, oggetto di compravendite, scambi e favoritismi dietro le quinte. Protetti da un meccanismo di selezione segreto e impenetrabile, che rilascia i propri archivi solo dopo cinquant’anni.
Oggi però la medaglia del Nobel splende meno brillante. Sono parecchie le contraddizioni di un premio ormai invecchiato rispetto allo sviluppo della scienza e società contemporanea. Il Nobel premia la scienza, eppure è una cerimonia che ha tutta la liturgia di una consacrazione religiosa. Premia l’impresa intellettuale più democratica, sociale e collettiva dell’umanità, ma lo fa scegliendo arbitrariamente un massimo di tre individui per disciplina. Crea un’immagine gerarchica della ricerca scientifica, guidata di una élite di inarrivabili geni su cui si posano i riflettori, ma aggancia volti e persone alle opache discipline scientifiche, volti e persone a cui tutti possiamo fare riferimento. Queste contraddizioni sono sì un problema per l’immagine della scienza. Ma sono anche il sale del Nobel, che ci inducono a parlarne e discuterne ogni anno senza annoiarci.
Ringraziamo il Tascabile per averci dato il permesso di ripubblicare parte di un articolo di Massimo Sandal.
Musiche orginali di Gianmaria Aprile/Luminance Ratio.